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Continuità e discontinuità

Continuità e discontinuità

Dalla psicologia dell’età evolutiva alla psicologia dello sviluppo

Le precedenti modifiche, avvenute nell’estate del 1994, delle denominazioni di alcune materie insegnate nelle nostre università, hanno trasformato la dizione “ psicologia dell’età evolutiva” in “ psicologia dello sviluppo”. Con questo cambiamento l’università italiana ha accolto, con il ritardo che è tipico delle istruzioni, un’evoluzione che era in atto da decenni nella psicologia contemporanea, che orami da tempo considera come oggetto di analisi della psicologia dello sviluppo non soltanto l’età evolutiva in senso stretto, bensì l’intero ciclo della vita.

I congressi e le riviste dell’ ISSBD ( International Society for the Study of Behavioral Development9, la più importante società internazionale che raccoglie gli studiosi di psicologia dello sviluppo, dedicando da anni sezioni che vanno oltre l’età evolutiva e che prendono in esame l’età adultità, la maturità, la vecchiaia.

A una lettura superficiale questa modificazione di denominazione può apparire come una semplice estensione del campo d’indagine, che non è più limitato all’età evolutiva classica. Dalla nascita all’adolescenza. Si tratta invece di una modifica sostanziale , che riguarda  il modo stesso di considerare lo sviluppo. In primo luogo, parlare di un’età evolutiva implica, più o meno chiaramente e consapevolmente, ritenere che essa faccia seguito un’età involutiva  o quanto meno di stasi, durante la quale no avviene più alcuna trasformazione significativa, dal momento che i “ giochi” sono stati fatti e conclusi nel periodo infantile adolescenziale. In questa prospettiva l’età adulta e le età seguenti non sono periodi di modificazione e sono per lo più visti come la realizzazione di ciò che è stato costruito in precedenza. Come è noto, questa idea è stata sempre più  decisamente, messa in discussione da numerosissimi studi e osservazioni, provenienti da discipline diverse che vanno dalla neuropsicologia alla geriatria, dalla psicologia cognitiva alla sociologia

 

 

Questi studi hanno sempre più evidenziato che l’età adulta, così come la maturità e la vecchiaia, continua a essere un periodo di profonde modificazioni e di crisi anche drammatiche, che non possono essere spiegate con la semplice ripetizione o duplicazione di apprendimento e di acquisizioni precedenti.

Parlare di psicologia dello sviluppo implica perciò in primo luogo ritenere che lo sviluppo, la trasformazione e il cambiamento riguardino tutta la vita dell’uomo .

Ciò comporta non solo una modificazione nel modo di considerare l’età adulta , ma anche nel modo di considerare l’età evolutiva in senso stretto. Se lo sviluppo dura per tutta la vita lo psicologo dello sviluppo è indotto a domandarsi, da un lato focalizzando l’attenzione sull’età evolutiva, quale sarà l’evoluzione che un certo comportamento, una certa funzione, o più globalmente, un certo bambino presenterà nell’età adulta; dell’altro, focalizzando l’attenzione sull’età adulta, egli sarà indotto da questa prospettiva a chiedersi quale filo leghi il comportamento dell’adulto, con i suoi attuali problemi e difficoltà, alle esperienze vissute in precedenza, in particolare nell’età evolutiva.

Non si tratta  certo di domande nuove, sono però diverse le risposte che a esse vengono date .

La psicoanalisi, ad esempio, aveva cercato le cause del comportamento dell’adulto nella sua infanzia, giungendo a ritenere che le prime esperienze infantili, in particolare, i primissimi anni di vita, spiegassero tutto il comportamento futuro. La ben nota affermazione , ormai divulgata a livello di verità, dalla psicologia popolare dei settimanali , che la personalità si costruisce entro i tre anni, è un chiaro esempio di una concezione nella quale l’età adulta è spiegata unicamente e totalmente in funzione della lontana esperienza infantile. Per alcuni psicanalisti, addirittura, per spiegare il comportamento nell’ età adulta si deve invocare la vita fetale. Si tratta di modelli deterministici, per i quali l’età evolutiva plasma in modo univoco e totalmente prevedibile il comportamento adulto.

Nell’ottica attuale della psicologia dello sviluppo si fa invece centrale il tema della continuità e della discontinuità lungo il tutto il ciclo della vita. Si tratta infatti di comprendere – sia in  senso specifico, per le diverse funzioni, che in senso più globale, per aspetti come personalità – quale continuità o al contrario quale discontinuità esista tra le esperienze dell’età evolutiva da un lato (a partire dalla vita fetale fino all'adolescenza e alla giovinezza) e le esperienze dell'età adulta dall'altro.

Se vi è infatti un consenso sull'affermazione generale che tra età evolutiva ed età adulta esiste una certa continuità ma non una determinazione rigida dell'una sull'altra, rimane aperta alla ricerca e all'analisi teorica la comprensione delle modalità attraverso le quali questa continuità si realizza. In particolare, deve essere chiarito se tale continuità si realizzi in modo simile oppure più differenziata  per le diverse funzioni e, al contrario, quali siano le discontinuità che segnano il passaggio tra le varie età. Si tratta in definitiva di capire se esista e se sia possibile individuare un filo rosso che lega in modo coerente, seppure diversificato, l'età evolutiva con l'età adulta e quali siano le condizioni di questa coerenza e di questa diversificazione.

 

Dal concetto di stadio a quello di percorso di sviluppo

Di fronte a queste domande occorre riconoscere che per lo più non abbiamo risposte chiare. Si possono comunque individuare due tendenze di fondo. L'una, appartenente alla psicologia dell'età evolutiva classica, tende a vedere lo sviluppo come una successione di stadi che possono essere previsti con una certa precisione, poiché si tratta di fasi obbligate dello sviluppo. Si applica perciò anche allo studio dell'intero ciclo di vita un modello che è stato per quasi un secolo un modello classico della psicologia dell'età evolutiva, nell'analisi sia dello sviluppo cognitivo sia di quello affettivo.

Questo modello è stato però fortemente messo in discussione negli ultimi decenni, sia in generale, sia in particolare per quanto riguarda lo sviluppo cognitivo. La critica al modello stadiale è partita dalla constatazione che un numero enorme di variabili influisce sullo sviluppo umano: variabili di ordine genetico, storico, cultu­rale, famigliare, situazionale e così via.

Si è perciò sempre più radicata la consapevolezza che sia difficile individuare stadi di sviluppo uguali per tutti, anche all'interno di una stessa cultura e di uno stesso periodo storico. L'influenza delle innumerevoli variabili, in interazione tra loro, è inoltre filtrata in modo decisivo dall'attività dell'individuo stesso, che fin dall'inizio della sua vita non si limita a subire le influenze esterne, ma continuamente esercita su di esse il proprio attivo intervento. Queste considerazioni hanno progressivamente portato la psicologia dell'età evolutiva a rinunciare a precise definizioni  di stadio, che configurano direttrici obbligate nello sviluppo, per delineare percorsi possibili e differenziati, fortemente individualizzati, che sono il risultato del complesso intreccio delle numerose variabili.

Parlare di percorsi di sviluppo significa riconoscere l'influenza particolare di alcune variabili, denominate variabili critiche, le quali sono in grado, correlandosi con altre, di potenziare gli effetti. Si realizzano così costellazioni particolari di variabili, in grado di influire in modo particolare sul percorso evolutivo. Questa concezione implica la rinuncia a ogni pretesa di considerare la psicologia una scienza deterministica , per aderire invece a una visione probabilistica della psi­cologia in generale e della psicologia dello sviluppo in particolare. Il compito teorico e di ricerca diventa allora quello di individuare i percorsi tipici, vale a dire le connessioni tra le variabili più significative, che sono maggiormente frequenti o probabili. Si tratta, com'è ben evidente, di un compito immenso e in buona parte tutto da svolgere, che sta comunque già dando alcuni frutti interessanti.

Da http://www.ipsser.it/Eta%20evolutiva/etaevolutiva.htm

Silvia Bonino

 
Giovedì 28 Marzo 2024
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